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# 4.02

Diari di viaggio


Quasi tutte le volte che faccio un viaggio, che mi allontano dal mio studio per più di tre giorni, proseguo il diario altrove. E' come se non si potesse interrompere per un periodo troppo lungo l'esigenza biologica di lasciare un colore, una traccia della propria esistenza. I diari di viaggio cominciano e si concludono tutte le volte che lascio Venezia. Hanno la durata temporale del viaggio e quindi non necessariamente si riempiono totalmente. Coprono il tempo che altrimenti rimarrebbe scoperto quando non sono qui, nel mio spazio.

Attraverso la pittura dei “Diari di viaggio” si crea negli anni un percorso parallelo a quello che persiste nello studio. Un percorso scandito dall’inizio e dalla fine di ogni nuovo spostamento.
Nei viaggi il metodo con cui si forma il colore è differente da quello utilizzato dentro lo studio di Venezia. Cambia infatti la tecnica, la tavolozza e lo sgocciola-pennelli.
Per i periodi che passo fuori dallo studio ho due tipi di tavolozze: quella che utilizzo nei mesi che trascorro ogni anno a Pellestrina è una semplice ciotola di plastica trasparente, l’altra, quella per i viaggi altrove, è un piccolo contenitore di plastica rettangolare bianco.
I colori che utilizzo sono acrilici. A differenza di quelli ad olio che uso nel mio studio, questi asciugano più in fretta facendo sì che ogni volta che costruisco un nuovo colore devo ripartire da zero. La ciotola da viaggio, quindi, non ha un colore che porta in sé un pezzetto di quello precedente, ma una sequenza di colori separati che a mano a mano seccandosi si sovrappongono l’un l’altro.
Solo apparentemente però ogni strato di pittura ha una sua autonomia rispetto a tutti gli altri. In verità c’è un elemento che tiene insieme in un crescendo tutti i colori di un singolo “Diario di viaggio”. Si tratta dell’acqua contenuta nello sgocciola-pennelli con la quale diluisco i colori. Quest’acqua che butto via solo alla fine di ogni viaggio rimane la stessa durante il periodo del singolo soggiorno, mischiando, inquinando e rendendo i colori più omogenei tra loro. Più il viaggio è lungo, più colori si formano, più l’acqua, di conseguenza, si addensa e si sporca. Più il liquido diventa denso grigio-marrognolo e più i colori si uniformano tra loro.
 
Dal 2020 i “Diari di viaggio” in realtà sono diventati più che altro dei diari di villeggiatura. Non li dipingo quasi più quando viaggio (e sto viaggiando sempre meno) quanto quasi esclusivamente nei lunghi periodi che passo a Pellestrina.

(Scritto nel 2015. Modificato nel 2022)
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