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# 17.06

Giovani artisti (residenza gam e spinola banna)


Nel 2018-2019 sono stata invitata da Elena Volpato a pensare ad un progetto per la Residenza per artisti della Gam e della Fondazione Spinola Banna.
Pensando ad un tema che portasse al suo interno l’idea del tempo ho immaginato di portare i giovani artisti, attraverso alcune sollecitazioni tra le quali un mio seminario e delle conferenze e laboratori di studiosi e altri artisti, a fare un'esperienza sul concetto di Diario. Ho tentato cioè di farli entrare nel mio mondo, nel mio modo di percepire le cose, facendogli fare una loro esperienza personale senza fargli ripercorrere le cose così come le faccio io.
 
Gli artisti che hanno partecipato a questo progetto sono: Daniele Costa, Alice Mazzarella, Davide Sgambaro, Caterina Silva, Virginia Russolo

Programma:
1- Laboratorio con Maria Morganti
2- Seminario con lo storico Luca Pes
3- Seminario con la storica dell'arte Cristina Baldacci
4- Visita al Museo Cesare Lombroso di Torino con Gianluigi Mangiapane
5- Visita alla mostra dei libri d'artista e diari di Dieter Roth a cura di Elena Volpato, Flat, Torino
6- Conferenza alla GAM della critica letteraria Nadia Fusini
7- Conferenza alla GAM dell'antropologo psichiatra Roberto Beneduce
8- Laboratorio con l'artista Stefano Arienti
9- Visita all'Archivio dei Diari di Pieve di Santo Stefano con Natlia Cangi e Guido Barbieri
10- Visita al diarista collezionista Primo De Donno
11- Visita alla casa editrice Viaindustriae
12- Esposizione alla Fondazione Spinola Banna dei cinque artisti con Maria e Stefano Arienti ( a cura di Maria e Elena Volpato)
13- Pubblicazione "Diari tra diari" (a cura di Maria e Elena Volpato)
14- Opera in progress di Maria esposta alla GAM da settembre 2018 a giugno 2019
 
Per “tenere un diario” intendo il modo con cui si tiene giorno dopo giorno una traccia della propria vita. 
Il diario si sviluppa con linearità, nel tempo, formando un discorso fatto a frammenti. Spesso nasce da una forma ossessiva e dalla paura di non lasciare andare le cose, di trattenerle, di accumularle, dalla necessità di registrarle e infine di documentare e archiviare il proprio tempo esistenziale.
Il diario è per me il modo di prendermi cura della mia intimità. Non si può far altro che partire da sé, dall’unicità che ogni persona rappresenta. È solamente a partire dalla propria soggettività e dalle proprie reciproche differenze che vedo la possibilità di un dialogo. Un’individualità che si può espandere solo se viene a mettersi in relazione con quella di qualcun altro.
All’interno di questa esperienza, nell’arco di questo tempo condiviso mi sono sincronizzata con la curatrice Elena Volpato e i cinque artisti Daniele Costa, Alice Mazzarella, Davide Sgambaro, Caterina Silva e Virginia Russolo avendo la percezione di avere attraversato un pezzo di esistenza insieme, di essere andata in un certo senso all’unisono con tutti loro.
 
 
 
DIARI TRA DIARI
(DALL’INTROSPEZIONE ALL’ATTO POLITICO)
 
TENERE UN DIARIO
Una tecnica di accumulazione. Il "senso" è nell'insieme e lo puoi conoscere solo alla conclusione.
(Dal “Diario” di Piero Morganti, 22 dicembre 1990)
 
Per “tenere un diario” intendo il modo con cui si tiene giorno dopo giorno una traccia della propria vita. 
Il diario si sviluppa con linearità, nel tempo, formando un discorso fatto a frammenti. Spesso nasce da una forma ossessiva e dalla paura di non lasciare andare le cose, di trattenerle, di accumularle, dalla necessità di registrarle e infine di documentare e archiviare il proprio tempo esistenziale.
 
TRA SÉ E SÈ 
Diario come prova di esistenza. 
(Dal “Diario” di Piero Morganti, 6 giugno 1994)
 
Nel diario si rimane a contatto con sé stessi, si parla nel mezzo di un dialogo introspettivo che aiuta ad un’autoriflessione. 
I diari non vengono concepiti per un pubblico, non hanno un interlocutore. Il diario per sua natura nasce per rimanere segreto. Si alimenta da solo e viene concepito per essere un oggetto tutto per sé sino ad arrivare ad essere in alcuni casi due cose allo stesso tempo, una forma di implosione e una forma di espressione. Penso per esempio a quello di Oreste Fernando Nannetti scritto sul muro con la cinghia dei pantaloni mentre si trovava ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Volterra prima dell’attuazione della legge Basaglia. 
 
GENERI DI DIARIO
C'è il diario monocorde che riflette le ossessioni e le monomanie del suo autore (Pavese, Barbellion); c'è il diario-sfogo dove il diarista sfoga, nell'intimità, le sue repressioni (Renard); c'è il diario pubblico, pretesto privato alla vanità e all'impegno del suo autore (Vittorini, Gide); c'è il diario documento e il diario che costituisce la fase di riflessione estetica dell'artista e c'è infine il diario rapsodiaco, vale a dire repertorio e controllo quotidiano delle idee individuali sulla realtà. 
(Dal “Diario” di Piero Morganti, 31 gennaio 1968)
 
I diari possono essere per esempio tramite di testimonianza, di memoria o strumenti di ragionamento, di conoscenza, di analisi come quelli degli storici, degli antropologi, degli scienziati, degli urbanisti, degli archeologi… 
C’è un genere letterario chiamato diaristica che riguarda la scrittura di uomini e donne, ragazzi, bambini, scrittori, studiosi, politici, artisti, musicisti, pensatori, prigionieri… che comprende, solo per citarne alcuni: i diari di Henri-Frederic Amiel, Sibilla Aleramo, Hanna Arendt, Barbellion, Charles Baudeleire, Bernard Berenson, Cesare Brandi, Bertold Brecht, Arrigo Cajumi, Aldo Carpi, Carlo Cassola, Giovanni Comisso, Marina Cvetaeva, Fabrizio De Andrè, Edmond e Jules De Gouncourt, Eugene Delacroix, Giuseppe Dessì, Fedor Dostoiewskij, Jan Fabre, Gustave Flaubert, Anna Frank, Max Frisch, Andrè Gide, Wolfgang Goethe, Witold Gombrowicz, Dag Hammarskiöld, Peter Handke, Keith Haring, Etty Hillesum, Victor Hugo, Henry James, Joseph Joubert, Franz Kafka, Soren Kierkegaard, Paul Klee, Giacomo Leopardi, György Lukacs, Julie Manet, Klaus Mann, Katherine Mansfield, Matilde Manzoni, Piero Manzoni, Herman Melville, Eugenio Montale, Marino Moretti, Guido Morselli, Valsav Nijinsky, Anais Nin, Cesare Pavese, Giaime Pintor, Sylvia Plath, Jacopo da Pontormo, Vasco Pratolini, Giuseppe Prezzolini, Jules Renard, Rainer Maria Rilke, Lalla Romano, Amelia Rosselli, Oliver Sacks, Vittorio Sereni, Ardengo Soffici, Stendhal, Apolinnaria Suslova, Lev Tolstoj, Nicolò Tommaseo, Leone Trozkij, Ann Truitt, Paul Valery, Elio Vittorini, Richard Wagner, Andy Warhol, Virginia Woolf, Valerio Zurlini.
 
USCIRE DALLA PROPRIA INTIMITÁ 
Chi scrive - anche il più ritroso autore di diari - ha sempre davanti a sé un pubblico immaginario. 
(Dal “Diario” di Piero Morganti, 2 gennaio 1986)
 
Il diario che si espone continua a mantenere la sua natura di diario?
Il diario che diventa una forma di autorappresentazione rimane ancora un diario? 
Gli scrittori di diari si dividono in due categorie: quelli che scrivono per sé stessi e quelli che scrivono per gli altri.
C'è un momento in cui lo scrittore solitario avverte l'impotenza delle proprie riflessioni e, contemporaneamente, avverte la necessità di un discorso comunitario per penetrare nel cuore della realtà. 
In fondo è un sistema per collocarsi là, fuori, nella vita e nella storia, per pensare a sé stessi in relazione con il mondo. Dal nascondersi al mostrarsi. Dall’autoesclusione alla partecipazione. 
 
OPERA-DIARIO
Penso al diario come alle sculture di Fausto Melotti: tracce di segni e movimenti nello spazio.
(Dal “Diario” di Piero Morganti 14 marzo 1987)
 
È possibile considerare il diario come un linguaggio espressivo, creativo?
La forma diario nell’arte desidera aprirsi, esporsi, esibirsi.
Il diario come qui lo intendo si esprime attraverso qualsiasi tipo di linguaggio e può assumere qualsiasi forma: quella di un’opera letteraria, visiva, musicale, cinematografica, fotografica, video, e così via.
Si tratta di opere che necessitano di un tempo piuttosto lungo per compiersi o addirittura possono riguardare il corpo intero dell’opera dell’artista, coprendo l’intero arco di una vita.
Penso ad alcune opere-diario come il tentativo di carpire il tempo dipingendo un numero dopo l’altro nei “Detail” di Roman Opalka; il dipingere la storia della propria vita nel campo di concentramento in “Leben oder Theater?” di  Charlotte Salomon; lo sforzo di accostare la memoria individuale alla memoria storica nella catalogazione di annotazioni personali e documenti storici in “Kulturgeschichte (1880-1983) di Hanne Darboven; il visualizzare il tempo reiterato nel dipingere ogni giorno lo stesso bicchiere in “Tag um Tag ist guter Tag” di Peter Dreher; il dipingere ogni giorno una data e accostarla ad un articolo di giornale nel cercare di registrare il tempo personale e quello della storia che scorre accanto nei “Date paintings” di On Kawara; il raccogliere nella propria esistenza tutte le immagini significative che passano davanti agli occhi per formarne un atlante utile alla creazione pittorica nell’“Atlas” di Gerard Richter; il documentare, nella sua intimità, attraverso una cronaca fotografica il proprio mondo fatto di relazioni personali in “In my life” di Nan Goldin; il collezionare, senza scartare nulla, in maniera ossessiva tutte le tracce della propria esistenza nei “Diaries” di Dieter Roth; il trascrivere il proprio pensiero che scorre parallelo allo svolgersi dell’opera nei testi di Pinot Gallizio; il documentare le azioni che sottolineano il forte legame tra arte e vita nelle cinque performance ciascuna della durata di un anno di Tehching Hsieh.
 
METTERSI GLI UNI ACCANTO AGLI ALTRI
Che cosa può scaturire dall'incontro di due scrittori di diari? Nient'altro che delle pagine di diario incrociato.
(Dal “Diario” di Piero Morganti, 9 ottobre 1988)
 
Ci sono diari che spingono a guardarsi intorno, che premono per cercare degli interlocutori. Quasi come se la forma diaristica si trasformasse in un genere epistolare. Possiamo in un certo senso dire che la forma passa da quella del monologo a quella del dialogo. Non un diario, ma un diario accanto ad un altro diario. Cercando di avvicinarsi con il proprio diario ad un altro diario, con la propria interiorità ad un’altra interiorità, per vicinanza, per parentela, per similitudine o addirittura anche per contrasto.
Ed ecco allora che piano piano per assonanze o dissonanze si forma un insieme di diari, una pluralità di forme individuali. Tutti nello stesso tempo, gli uni accanto agli altri senza inglobare, senza prevaricare, ma coesistendo in una forma di compresenza. 
 
UN GESTO MILITANTE
Tutti dovremmo essere scrittori di diario. 
(Dal Diario di Piero Morganti, agosto 1988)
 
Se per tenere un diario intendiamo dire coltivare uno spazio intimo e personale, se per mettere un diario accanto all’altro vogliamo dire di sentirci parte di una collettività mantenendo libera in ognuno di noi la propria singolarità, se pensiamo che ogni individuo nella società dovrebbe vivere secondo le proprie inclinazioni e che per alcuni queste si esprimono nel farsi carico di prendersi cura di uno spazio di solitudine e profondità, forse, allora, potremmo azzardarci a dire che tenere un diario e immetterlo in una comunità di diari potrebbe diventare paradossalmente un atto politico.

(Scritto nel 2018. Modificato nel 2019)
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Maria e Alice Mazzarella
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Da sinistra a destra: Maria, Caterina Silva, Davide Sgambaro, Daniele Costa, Virginia Russolo, Cristina Baldacci durante il seminario di Cristina Baldacci
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Ph. A. Mazzarella
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Davide Sgambaro, Caterina Silva, Maria
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Ph. A. Mazzarella
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Luca Pes mentre fa il suo seminario
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Caterina Silva, Maria, Daniele Costa, Davide Sgambaro dentro al "Sostituto" alla GAM, Torino
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Virginia Russolo, Caterina Silva, Cristina Baldacci, Davide Sgambaro, Daniele Costa e Alice Mazzarella a Banna dopo il seminario di Cristina Baldacci
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Caterina Silva, Daniele Costa, Davide Sgambaro, Maria, Alice Mazzarella, Virginia Russolo nel "Sostituto", GAM, Torino
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Alice Mazzarella, Caterina Silva, Maria, Elena Volpato, Daniele Costa, Davide Sgambaro e Virginia Russolo all'inaugurazione, Banna, giugno 2019