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# 2.03

Formare il colore ("ciotola")


“Circa un anno fa, dopo aver messo via una ciotola che aveva contenuto del rabarbaro grattugiato nell’acqua senza asciugarla, rimasi stupito nello scoprire, pochi giorni dopo, che il rabarbaro si era cristallizzato, ricoprendo il fondo della ciotola con dei cubi perfetti, del colore e della consistenza della colla, del diametro di un pollice.”
(Dai diari di Henry David Thoreau, 22 dicembre 1837)


La tavolozza si è ridotta al minimo. Il luogo dove si forma il colore è diventato uno solo: la ciotola. Ogni giorno in studio mi dirigo verso di lei e aggiungo un colore a quello che è rimasto del giorno precedente.  Non uso mai un colore puro, parto sempre da ciò che trovo lì dentro. Ciò che trovo è quello che è rimasto dal giorno prima dopo che ho dipinto su una tela. Aggiungo ogni giorno un nuovo colore sporcandolo con un altro e trasformandolo lentamente nel tempo. Il ritmo è quello, non può che essere un colore al giorno. Ci vuole il tempo necessario per assorbire, per metabolizzare. Non costruisco il colore. Il colore diventa. Non progetto il colore, vado verso qualcosa e accolgo quello che trovo sulla strada. La materia si trasforma, si consuma e non si accumula. Si rinnova sempre. La ciotola non si svuota mai, rimane sempre viva e bagnata. E' come tenere in vita una pianta. La ciotola è una sola, le tele sono tante.

Mettermi in sintonia con la ciotola significa stare in ascolto, sentirla parlare, essere in contatto con la natura delle cose, con un movimento naturale e ciclico. Significa non imporle nulla, lasciarla esprimere, lasciarla parlare, così, senza far valere un andamento dettato dal pensiero razionale. Vuol dire riconoscere alla ciotola, ovvero ad un oggetto e non a un soggetto umano, una sua interiorità e una sua propria personalità. Significa lasciarla esistere per come è, lasciando che si esprima con il suo proprio linguaggio. Il colore si forma organicamente, contro la volontà di chi la tocca e di chi la dirige attraverso la peculiarità del suo linguaggio.
Sono io alla fine che arrivo a pensare come lei più che lei a pensare come me. O meglio il suo modo di parlare si fonde, è in sintonia, coincide, va in parallelo con il mio sentire più profondo e meno fondato sulla ragione.

(Scritto nel 2015. Modificato nel 2022)
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Sequenza della ciotola. Venezia, dal 9 gennaio 2013 al 19 febbraio 2013
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Ph. M. Morganti, 2013