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# 23.01

Introduzione

LASCIAR ESISTERE COS'Í COM'È


Osservare e definire la condizione fisica e temporale di un’opera


 
“Immagino che sia la perfetta fusione tra artista e scienziato a suscitare in lui un così vivo interesse per questo esemplare di Lobelia.”
(Da “Diario Oaxaca” di Oliver Sacks)

 
“Non era, non è, una eclisse: ma piuttosto un qualcosa in sé permanente (anche se destinata, nel tempo, a finire): un’altra dimensione che senza fine né limite si sovrapponeva alla precedente e le si sostituiva (…). Era piuttosto una totale, completa metamorfosi.”
(Da “Quaderno a cancelli” di Carlo Levi)

 
Ci sono due temi che vengono affrontati nell’archivio in due campi che si trovano dentro ogni scheda-opera. Si intitolano: “Status opera” e “Anno”. Il primo è il punto in cui si definisce la situazione di una certa opera, il secondo, ad esso strettamente legato, riguarda la sua datazione. Insieme i due termini parlano della condizione fisica e temporale di un’opera e sono sempre potenzialmente soggetti a cambiamenti.
 
Qui, all’interno dell’introduzione, trascrivo i due testi, pubblicati all’interno delle “Istruzioni uso dell’archivio”, che ho scritto per dire cosa intendo per “Status” e “Anno” (datazione).
Nei singoli paragrafi del capitolo invece analizzo separatamente una ad una i diversi tipi di “Status” e per spiegarmi meglio tiro fuori una serie di opere come esempio.
 
Aggiungo una postilla. Di uno status in particolare, quello delle opere “non realizzate” ho dedicato un intero capitolo in “Autoritratto” che ho chiamato “Immaginare”. Quello è lo spazio che mi sono data per lasciare esistere ed espandere le idee, per far sì che tutto quello che ancora non si è concretizzato come opera e che forse mai lo sarà possa essere comunque considerato e portato avanti.
 
STATUS OPERA IN ARCHIVIO - ISTRUZIONI PER L’USO
All’interno di questo spazio si intende ragionare sul concetto, insito in ogni opera, di tempo, di fisicità, di immaginazione e sulla possibilità che ognuna ha di esistere o eventualmente anche di sparire. Qui si intende attribuire ad ogni lavoro la sua esatta condizione in un preciso momento. Questo “Status” è sempre potenzialmente modificabile proprio perché la natura concettuale e materiale dell’opera è sempre in perenne trasformazione.
Si vuole dare importanza a tutti quei lavori che nella realtà fisica non sono mai esistiti oppure sono esistiti una volta e adesso non ci sono più o ancora sono qui ma sono stati trasformati. Si vuole ragionare sulla possibilità che le opere possano esistere ancora e magari in altro modo, sul fatto che possano essere sempre in divenire e potenzialmente sempre rigenerate, cancellate, replicate, interrotte.
Per me ogni opera è in un certo senso sospesa, non finita, perché so che finché vivrò ogni cosa potenzialmente potrà essere sempre riconcepita, ripresa e ritoccata. Così come in perenne cambiamento e rimessa in discussione sono la documentazione e il racconto nel mio archivio. L’archivio è proprio il luogo dove registrare ogni trasformazione e dove rendere esplicito il fatto che ogni opera, anche se solo stata immaginata, sia un dato di fatto che permane al di là di tutto quello che gli possa succedere. È lo spazio in cui rendere possibile alla cosa di continuare ad esserci, anche al di là del fatto che quel qualcosa si è dissolto o non sia mai apparso, perché tutto è comunque traccia essenziale dell’attività del pensiero.
 
ANNO (DATAZIONE OPERE) IN ARCHIVIO - ISTRUZIONI PER L’USO
All’interno di questa voce si fa una riflessione sulla datazione delle opere pensandole in base alla loro natura temporale. In alcuni casi viene indicato il momento in cui un’opera ha cominciato ad esistere, in altri il momento in cui è stata rimaneggiata, altri ancora viene designata la data in cui è stata conclusa. Devo dire che simbolicamente avrei voluto dare importanza più all’ideazione che alla realizzazione e tenere conto per ognuna la data in cui è stata pensata. Avrei voluto cioè insistere sull’istante in cui ha cominciato ad esserci nel pensiero prima ancora che nella realtà. Molte opere, infatti, nonostante abbiano avuto bisogno di un periodo lungo per essere realizzate esistevano, per me, già da tempo nel mio cervello.
Mi rendo conto però che la modalità descritta è insensata, difficile da definire come dato scientifico nella didascalia e quindi ho adottato, intanto, un sistema più comprensibile e oggettivo. Ho comunque voluto descrivere qui il sentimento con cui vivo questa questione, lasciandomi libera di rivedere eventualmente tutto il criterio di datazione nel futuro se mai dovessi trovarne di alternativi sufficientemente validi.
 
(Scritto nel 2021)
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introduzione-0
Il lampadario muranese di mio nonno creato in fornace ai primi del Novecento per essere accostato al suo gemello settecentesco nella casa di Milano. Separato dal suo doppio nel 1963 quando è entrato nella casa dei miei genitori e trasportato a Venezia, nel mio studio nel 2020. Due fiori, durante l’ultimo spostamento, si sono staccati separandosi dal lampadario.
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Venezia, studio, 2020