Una serie di oggetti che segnano il territorio e formano il mio mondo. Il punto nello studio dove negli anni è andato a delimitarsi lo spazio del dipingere, dove un giorno dopo l’altro stratifico e lascio traccia di un colore. Il luogo che porta al suo interno la potenzialità per il gesto di essere continuamente reiterato.
La data che ho fissato per l’opera è arbitraria e simbolica, è quella cioè che stabilisce l’inizio del dipingere. La gestazione è stata molto lunga, lo spazio così come lo vediamo ora, in realtà ha cominciato ad esistere nel 1997 e ha preso una forma pressoché definitiva nel 2018.
È qualcosa che non è stato progettato, ma che si è andato a definire lentamente nel tempo. Non parto mai da un’idea, ma da un’intuizione che seguo, assecondo e che mi porta piano piano verso ad una forma.
Da ottobre 2020 il “Luogogesto” si è trasformato completandosi con dei piedistalli che lo sollevano da terra di circa 40-45 cm. Una pedana rialza il pavimento di cemento elastico e altri tre carrelli sorreggono il Quadro Infinito, la Diarioteca, il Sedimentario. Lo spazio vuoto al centro dentro il quale mi muovo per dipingere e i quattro archiviatori che lo circondano, lo delimitano, lo contengono sono tutti stati posti su dei sostegni. Quasi come se questa alzata fosse lì a sottolineare, a confermare uno spazio preciso, il proprio campo d’azione. Come se si fosse andato a definire un piccolo palcoscenico per un’azione quotidiana, privata, scostata dal resto del mondo.
Per altre informazioni:
Genesi e sviluppo del Luogogesto