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# 1.01

Introduzione

SEGNARE IL TERRITORIO 

A VENEZIA: IL PERCORSO CASA-STUDIO, DENTRO ALLO STUDIO, LO SPAZIO ATTIGUO, L'ISOLA FUORI DALL'ISOLA


“Se diciamo <casa> e utilizziamo questo termine per tutto ciò che funge in generale da abitazione, dalle più primitive capanne d’argilla ai grattacieli – che in quanto dati sensibili sono radicalmente diversi -, stiamo già <pensando>: casa. La casa non è affatto data in modo sensibile, essa è l’oggetto pensato che corrisponde all’abitare. Il desiderio di conoscenza si rivolge alle case; il pensiero genera la <casa> nel senso di abitare.”
(Dal Diario di Hannah Arendt, Dicembre 1969)



Costruire e abitare il proprio spazio, adattarlo alla propria pratica. Costruire una "casa" dove accogliere la propria intimità, il proprio pensiero. 

Si parte da Venezia e dalla coincidenza di questa città con il mio lavoro. (Paradossalmente è come se la laguna, il suo sistema di corsi d'acqua, Venezia tutta, fosse uguale alla tazza dove produco il mio lavoro quotidiano e le mie pitture fossero come lenzuoli che assorbono dal basso verso l'alto l'acqua sporca, l'acqua colorata dei canali. La fanghiglia, quello che rimane sul fondo dei canali è una materia accumulata come è quella che rimane sul fondo del mio sgocciola-pennelli.)

Si affronterà lo spazio dove le cose succedono, dove il lavoro si pensa e si fa.
Si parlerà del mio studio, ma anche del percorso casa-studio, della Fondamenta accanto e di Pellestrina.

Con luogo intendo dire sia una condizione mentale che fisica. Riguarda un dentro, ma anche un fuori. Un fuori lontano e un fuori vicino.

Il mio è come una specie di ecosistema che si regge su se stesso.
C'è un aspetto solitario, quando sono dentro sto dentro e il fuori rimane fuori, l'esterno é là e io sono qua, tra me e me.
Ma c'è anche un aspetto di adiacenza, di contatto con gli altri, é dalla vicinanza, dalla prossimità con altro che il nucleo si nutre.

(Scritto nel 2015)
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